prima pagina pagina precedente

L'ordine delle cose
Autodromo e Villa Reale secondo Il Cittadino
di Franco Isman


Abbiamo già scritto del bando di concorso internazionale per la riqualificazione della Villa Reale e dei Giardini che, senza mezzi termini, abbiamo definito “storico” in quanto dovrebbe davvero segnare la rinascita della Villa dopo tanti e tanti decenni di abbandono e di degrado (La rinascita della Villa Reale).
Bene, il giornale monzese per antonomasia, il vecchio e per certi versi glorioso Il Cittadino, avendo avuto quasi una settimana per pensarci, ha relegato la notizia in un articoletto a pagina 24, nemmeno nel giornale principale ma nel suo supplemento, e senza alcun richiamo o rimando: quasi incredibile, per usare un aggettivo “morbido”.

In compenso l'editoriale, un sommario con titolone su sei colonne in prima pagina e le intere pagine due e tre sono dedicate alla questione autodromo.
“Se la rotta è questa la china è pericolosa”, “Faglia scherza col fuoco”, “il Gran Premio è a rischio”, “I 17 punti qualificanti”, “Concessione più lunga per diluire gli investimenti”, questi i titoli principali, assieme, per la verità, ad una cronaca della serata organizzata da Insieme per Monza sullo stesso problema, oltre che in ricordo di Bruno Di Tommaso.

Siamo in presenza di un'offensiva durissima dello schieramento “autodromista” che comprende la totalità o quasi dell'opposizione, ma non soltanto questa. Purtroppo le richieste sono assurde: si vuole un rinnovo anticipato del contratto rispetto alla sua naturale scadenza del 2006 (ma con quale diritto?) e si chiede addirittura un contratto “di almeno 20 anni”, quasi una rinuncia alla proprietà da parte dei comuni proprietari.

Gli argomenti poi sono faziosi: si strilla di una presunta volontà della maggioranza di cacciare l'autodromo dal Parco quando è noto, detto e dichiarato che così non è; l'attuale assessore al Parco aveva una decina di anni fa difeso a spada tratta la permanenza dell'autodromo e nessuno della attuale amministrazione la pensa in modo differente. Certo, qualcuno preferirebbe che l'autodromo, dentro al Parco, non ci fosse (chi scrive per esempio), ma tutti, o quasi, si è consci del suo valore storico ormai indissolubilmente legato al nome di Monza e del fatto che, comunque, una larghissima maggioranza di monzesi l'autodromo lo vuole. Una accusa non vera e strumentale.

i nuovi box
L'argomento principe che viene addotto per un contratto anticipato e, quasi, a tempo indeterminato, assomiglia molto a quello del lupo, nella parte alta di un torrentello, che accusava l'agnello che si abbeverava più in basso, di intorbidirgli l'acqua (Superior stabat lupus…). Abbiamo fatto (gli scorsi anni) investimenti di decine di miliardi di vecchie lire (delle colate di cemento spaventose, realizzate in deroga ai piani regolatori) e quindi ci occorrono molti anni (con un nuovo contratto) per ammortizzarli. Da che mondo è mondo, e capitalismo è capitalismo, i piani di ammortamento si fanno prima e non dopo la realizzazione delle opere, in base alle risorse di cui si dispone e non ai beni degli altri. Nel caso specifico la certezza assoluta di disporre del bene in futuro non c'era quando l'investimento è stato fatto e non si vede come si possa pretendere che diventi certezza adesso. Era ed è molto probabile che i contratti vengano regolarmente rinnovati, ma non esiste alcun dovere da parte dei comuni concessionari a dare garanzie e ad ipotecare il futuro.

In caso di mancato rinnovo anticipato della convenzione in scadenza nel 2006 “il rischio è di perdere il Gran Premio” dichiara Ludovico Grandi, presidente dell'ACI di Milano, l'ente che controlla SIAS. Vero o non vero che sia, il tono della dichiarazione è quasi ricattatorio.

sopraelevate in disfacimento
E veniamo a quei ruderi che si chiamano sopraelevate, un aborto tecnico rimasto in funzione pochissimi anni e subito abbandonato sia per la sua pericolosità che per le sollecitazioni in particolare alle sospensioni allo sterzo ed alle gomme che le macchine non erano in grado di sopportare. L'anello di velocità, inaugurato nel settembre del 1955 dal Presidente Gronchi, rimase in funzione fino al tragico Gran Premio del settembre 1961 quando morì il pilota Wolfgang Von Trips assieme a 13 spettatori.
L'abbattimento delle curve sopraelevate era previsto nell'ultimo contratto con SIAS, a sue spese ma soltanto a richiesta dei comuni di Monza e di Milano; la relativa spesa presunta era stata stanziata da SIAS e di questa si era tenuto conto nella determinazione del bassissimo affitto.
Il consiglio comunale di Milano si è a suo tempo dichiarato contrario all'abbattimento, quello di Monza non ha mai preso determinazioni in merito, un ordine del giorno in proposito del consigliere Montalbano giace fra quelli “da calendarizzare” e le sopraelevate rimangono bellamente in piedi finché non crolleranno per conto loro, speriamo senza accoppare nessuno, ingombrando un'area che all'autodromo non serve e chiudendo la prospettiva del viale Mirabello che affacciava sulle Grigne. E, fino questo momento, SIAS ha risparmiato quel bel po' di miliardi di vecchie lire che l'abbattimento sarebbe costato.

A giudizio di chi scrive potrebbe anche esserci una soluzione di compromesso: tenete, teniamo, in piedi una porzione di sopraelevate, a perenne memoria dell'aborto tecnico, da restaurare e dedicare a quel che si vuole, e decidiamoci a demolire almeno tutta la parte dell'anello che sta al di fuori dell'area racchiusa dalla pista dell'autodromo, monetizzando a favore della proprietà il risparmio derivante dall'abbattimento soltanto parziale.

E veniamo ai discorsi economici: a noi risulta che ACI Milano, praticamente proprietaria di SIAS, abbia siglato nel 2002 un contratto decennale con il “patron” della formula 1 Bernie Ecclestone, per l'effettuazione del Gran Premio a Monza, che è costato a SIAS, per il solo 2002, 13 milioni di dollari (circa 12 milioni di euro) a fronte dei 500.000 euro dell'attuale affitto (oltre alla demolizione fantasma). Ecclestone incassa 24 volte di più dei comuni concessionari.

Franco Isman


in su pagina precedente

  10 marzo 2004